Il capitolo tratta dei segni che la guerra lascia nello spazio come simboli di un momento di debolezza di un popolo e della sua ricrescita. Le armi e le violenze della guerra segnano le città per molto tempo dopo che i conflitti si chiudono ed entrano a fare parte del paesaggio quotidiano delle comunità alle prese con la ricostruzione. Alcuni di questi segni vengono cancellati grazie all’evolversi della normalità, ma altri pezzi di città rimangono a segnare una fragilità dei popoli, le proprie ferite o la sconfitta, fino a quando gesti più ufficiali non intervengono nella rimozione delle macerie o nella ricostruzione di infrastrutture come ponti, strade. Questi passaggi e l’immagine di queste città provoca un senso di imbarazzo che in questo capitolo si affronterà nell’area di Monstar in collegamento con gli eventi bellici dei balcani che tutt’oggi sono presenti nell’architettura di chi vive luoghi che sono stati di guerra.